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Roma, Forzani e C., tip. del Senato.

11-13

Memorie della Vita e degli Scritti

DEL

CARDINALE GIUSEPPE ANTONIO SALA

IUSEPPE ANTONIO MARIA di Gian Domenico Sala e di Antonia Maria Corda, nato in Baceno, comune dell' alto Novarese nella valle Antigorio presso al fiume Toce, il 10 febbraio 1717, si trasferi giovinetto in Roma, dove, conseguito un modesto impiego nella dogana, ammogliossi ad Anna Sacchetti, romana, che fecelo padre di sette figliuoli: tre maschi, Domenico, Giovanni, Giuseppe Antonio; e quattro femmine, Teresa, Maria Caterina, Rosalba, Gertrude.

Nessuna speciale notizia dei due coniugi ho io potuto ritrarre dalle memorie domestiche; ma se è vero che dalla bontà dei frutti si argomenta quella dell'albero, posto mente all'ottima riuscita, che fecero tutti e sette i nominati figliuoli, può con certezza affermarsi che eglino possederono per eccellenza la difficile arte dell'educare. La quale, ancorachè di piccola apparenza, e ordinariamente poco o nulla avvertita, dovrebbe essere tenuta in altissimo pregio dai veraci estimatori delle cose. E se ai maestri delle arti danno bella fama le figure d'uomini perfettamente dipinte o scolpite; molto maggiore dovrebbero acquistarla ai proprî

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genitori quei figliuoli, che per una retta e savia educazione divennero compiuti esemplari di virtù morali e civili. E come il merito di qualsivoglia impresa cresce a misura della scarsezza de' mezzi ch'altri s'ebbe a condurla; così al Sala ed alla Sacchetti è da assegnare il maggior vanto di ottimi educatori: da che, sforniti in tutto d'ogni bene di fortuna, con la sola virtù dell'animo riuscirono ad apprestare alla loro prole vita onorata ed agiatissima.

Domenico, nato il 29 maggio 1747, notissimo nella curia sotto la denominazione di abate Sala, per la divisa chericale, che, sebbene non sacerdote, sempre, anche dopo uscita di moda, costantemente indossò; com'ebbe compiuti gli studi di diritto civile e canonico, prese a trattare presso le congregazioni e i dicasteri della Sede romana i negozî ecclesiastici in servizio di monsignor Pier Antonio Tioli, a cui per tale effetto faceano capo le principali diocesi della Germania. Fu questo il suo primo passo in quella splendida e ricca carriera, che, schiusagli da benigna fortuna, egli seppe percorrere con tanta lode. E la fortuna gli fu benigna per questa maniera. Soleva il suo padre sgabellare e condurre in casa al Tioli gli spessi doni, specialmente di vini, che giungeangli da più parti; e poichè in tale faccenda usava diligenza, e facea pruova di onestà, s'acquistò tra breve la stima e l'amicizia del prelato, e ne chiamò sul figliuolo la protezione. La quale cangiossi ben presto in paterno affetto: perchè il Tioli, tiratosi in casa il giovane Domenico, in lui le proprie cose e tutto se stesso abbandonò. E in ultimo, divenuto presso che cieco, avvisando non lontana la sua fine, rinunziategli le proprie clientele, lo institui erede di tutto il suo avere (1). Frat

(1) Testamentum Bo. Me. R. P. D. Petri Antonii Tioli apertum et publicatum die 20 novembris 1796 in Actis Francisci Oliveri Cur. Cap. Not. Intorno alla vita ed agli studi di questo dotto ed erudito prelato sono da consultare le Notizie della Vita e delle Miscellanee di Monsignor Pietro Antonio Tioli, nato in Crevalcuore a' 19 maggio 1712, de

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