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DI DANTE ALIGHIERI

CANTO I.

ARGOMENTO

Tratta il nostro poeta in questo canto, come egli ascese verso il primo cielo; ed essendogli nati alcuni dubbj, essi gli furono da Beatrice dichiarati.

I

La gloria di colui che tutto muove,

Per l'universo penetra, e risplende
In una parte più, e meno altrove.

4 Nel ciel che più della sua luce prende
Fu'io, e vidi cose che ridire

Nè sa nè può qual di lassù discende:

1 2 3 La gloria di colui ec. Per devenir Dante a giustificatamente dire, ciò che in appresso dice, che fu egli nel cielo che più della divina luce partecipa, premette che la gloria di colui che tutto muove, d' Iddio, penetra e risplende bensì per l'universo, cioè in ogni parte dell' universo, in cielo ed in terra ( giusta il detto dell' Ecclesiastico gloria Domini plenum est opus ejus) (a); ma che però non risplend❜ ella dappertutto ugualmente. Il Signor Prof. Portirelli riporta qui acconciamente un passo di Boezio lib. 3.

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O qui perpetua mundum ratione gubernas

Terrarum, caelique sator, qui tempus ab aevo

Ire jubes, stabilisque manens das cuncta moveri. N. E. 4 5 6 Nel ciel, che più della sua luce prende: nel cielo empireo, il quale, come sede creduto de' beati, più di luce della divina gloria partecipa che non gli altri cieli sotto di esso, od altra cosa

Fu' per

fui apocope e vidi cose che ridire ec. ad imitazione di quel riferire di S. Paolo, rapporto alle cose da lui in Paradiso vedute, audivit

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7

10

Perchè appressando se al suo disire
Nostro intelletto si profonda tanto,
Che retro la memoria non può ire.
Veramente quant' io del regno santo
Nella mia mente potei far tesoro
Sarà ora materia del mio canto.
13 O buono Apollo all' ultimo lavoro
Fammi del tuo valor sì fatto vaso,
Come dimandi a dar l'amato alloro.

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arcana verba, quae non licet homini loqui (a) qual, per chi, o qualunque (b). Il rapporto che ha questo terzetto col precedente ne obbliga a intendere come se incominciasse questo colla particella or, o somigliante, per ellissi taciuta.

7 Al suo disire, metonimia, per al sommo bene da lui desiderato. 8 Si profonda tanto, entra tanto addentro.

9 Che retro la memoria ec. che non potendo al pari dell' intelletto internarsi la memoria, rimane addietro, e perciò non può essa riferire quanto l'intelletto vede.

10 Veramente, dee qui valere, come il Latino veruntamen, contuttociò, e manca il Vocabolario della Crusca non dando a veramente altro significato che di con verità, certamente. il regno

regno santo

po

de' beati con Dio, supposto, com'è detto, nell' empireo. 11 Mente per memoria adopera il Poeta qui, ed altrove (c) tei far tesoro, per potei adunare: metafora fondata su l'essere il tesoro adunamento di ricchezze .

13 Apollo, Dio della poesia. * Il buon Poggiali fa qui uno spiritual soliloquio cioè: Ma qual convenienza, dirà taluno, del ricorso ad un falso Nume d'un Poeta Cristiano e per un argomento quale è questo, per la fede Cristiana si importante? Noi vorremmo poter trovar qui in Apollo una qualche intelligenza, o spirito Angelico, o simile: ma il contesto nol permette. Convien dunque anche qui condonare al cattivo gusto del Dantesco secolo una tanta incongruenza. N. E.

14 Fammi del tuo valor sì fatto vaso: riempimi della tua virtù sì fattamente.

15 Come dimandi a dar l'amato alloro: come tu lo richiedi per dar corona d'alloro, albero da te amato per la conversione in quello della diletta tua Dafne (d). L' edizioni diverse dalla Nidobeatina leggono in vece come dimanda dar l'amato alloro: la Nidobeatina però, oltre del

(a) Cor. cap. 12 (b) Vedi Çinon. Partie. 108 9 e 10. (c) Vedi tra gli altri luoghi, Inf. II 8 e ul 132. (d) Vedi Ovidio Met. 1 452.

16 Infino a qui l' un giogo di Parnaso

Assai mi fu: ma or con amendue

M'è uopo entrar nell' aringo rimaso .

lampante buon senso, ha compagni eziandio parecchi mss. veduti dagli Accademici della Crusca e due altri della Biblioteca Corsini (a). * Dobbiamo aggiungere a questi l'autorità del COD. CAS., ed anche del CAETANI. N. E.

16 17 18 Infino a quì l'un giogo ec. A questo passo chi degli espositori ci dice di più e chi di meno, ma tutti in fine ci lasciano al bujo. Il Venturi se la sbriga dicendo, che forse il Poeta per i due gioghi intende la filosofia e teologia. Stendesi alquanto più il Daniello; ma solo a provare, che ha il monte Parnaso due sommità. Più di tutti esteso è il comento del Landino, seguito appuntino dal Vellutello. Parnaso (dice) è monte in Beozia, ovvero in Focide, il quale è altissimo, ed ha due gioghi, l'uno dedicato ad Apolline, e l'altro a BacCO il quale similmente gli antichi volevano esser Iddio de' poeti ; onde si coronavano ancora di edera, la quale è dedicata a Bacco questi due gioghi afferma Servio essere nominati Helicone e Citerone . E pare che ponga (Dante) il giogo Citerone consacrato a Bacco per le scienze inferiori . ed Helicone ponga per la teologia.

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Ma qui, dich'io, non lascia a noi il Poeta la briga di cercare quale cosa per amendue i gioghi intenda : facendoci egli stesso bastantemente chiaro capire, che pe 'I secondo giogo, che abbisognagli per la presente cantica, intende il di fresco invocato Apolline e pe 'l primo, non Bacco, che mai non ha egli invocato ma le Muse.

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Ma qui la morta poesia risurga

O sante Muse, poichè vostro sono,

E qui Calliopea alquanto surga (b)

Solo tocca a noi d' investigare sù di qual fondamento separi Dante le Muse da Apolline, e pongale sul giogo dedicato a Bacco.

Compirà adunque l'intelligenza del presente passo ciò che scrive Probo al libro terzo della Georgica di Virgilio v. 43. Cithacron mons est Beotiae. Ibi arcana Liberi patris sacra celebrantur tertio quoque anno, quae trieterica dicuntur. Existimatur autem Liber esse cum Musis; et ideo ex hedera fronde eius corona poetis datur .

Ritiene poi (v' aggiunteremo per ultimo) l'ajuto già in addietro invocato delle Muse, per essere queste credute l'anima, e l'armonia delle celesti sfere, alle quali è ora per passare; e chiede in oltre l'ajuto d'Apolline, perchè presidente delle Muse, e moderatore universale di tutti i lumi celesti (c).

Nell' aringo rimaso, laconica metafora, in vece di dire, nell' impresa difficile, che mi rimane, di descrivere il Paradiso.

(a) Segnati 611 e 1265. (b) Purg. I 7 e segg. (c) Vedi, tra gli altri, Macrobio In somn. Scip. lib. 2 cap. 3 e Natal Conti Mytk. lib. 7 cap. 15.

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