ページの画像
PDF
ePub
[merged small][merged small][merged small][ocr errors]

Tanto, che l'ombra del beato regno Segnata nel mio capo io manifesti, 25 Venir vedràmi al tuo diletto legno, E coronarmi allor di quelle foglie, Che la materia e tu mi farai degno; 28 Sì rade volte, padre, se ne coglie, Per trionfare o Cesare, o poeta,

19 20 21 Spira tue ( per tu, paragoge de' Toscani antichi)(a): manda fuori tu dal mio petto cotal dolce suono quando Marsia ec. quando vinto il satiro Marsia ( ch' ebbe l'ardimento di sfidarti a chi sonava meglio, o egli la cornamusa o tu la cetra) lo scorticasti vivọ (b). Ed è veramente la pelle come la vagina, la guaina, il fodero, delle

membra.

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

22 23 24 Se mi ti presti, se mi ti comunichi, mi ti doni. Si mi ti presti hanno voluto nella edizion sua leggere gli Accademici della Crusca per l'autorità di soli quindici mss. contro ad un ottantina d'altri non solamente, ma contro le antiche edizioni, quanto veggo tutte, e contro al buon senso, il quale richiede che attacchi questo col seguente terzetto, e rimovasi perciò quel punto fermo ch' essi Accademici vi hanno frammesso - ombra, l' adombramento, il disegno nel mio capo, nella memoria mia. Nel v. 24. il CoD. CAET. sopprime quell' io avanti manifesti, ma gli Accademici ve l' introdussero con l'autorità di varj testi, e ad ogni modo giova a togliere ogni equivoco. N. E. 25 26 27 Vedràmi, sincope per vedraimi diletto legno, l'alloro, per la conversione in quello di Dafne, ninfa amata da Apollo Che, vale qui delle quali (c) la materia, per l'intrinseca sua ece tu, pel tuo ajuto -mi farai, in vece di mi farete, zeuma di numero.

cellenza

28 Padre, o padre Apollo. Pater proprie omnium Deorum est epitheton dice Servio (d).

29 Per trionfare, per onorar del trionfo (e), per coronare Cesare, per ogni imperatore. VOLPI - o poeta. A prova del costu

(a) Vedi ' Vocabolario della Crusca alla voce tu. (b) Vedi Natal Conti Myth. lib. 6 cap. 15. (c) Vedi Cinon. Partic. 44 5. (d) Citato da Roberto Stefano nel Thesaur. ling. Latin. art. pater. (e) Vedi il Vocabolario della Crusca sotto il verbo trionfare §. 2.

(Colpa e vergogna dell' umane voglie) 31 Che partorir letizia in su la lieta Delfica deità dovria la fronda

Penea, quando alcun di se asseta. 34 Poca favilla gran fiamma seconda : Forse diretro a me con miglior voci Si pregherà perchè Cirra risponda. 37 Surge a mortali per diverse foci

La lucerna del mondo: ma da quella, Che quattro cerchi giugne con tre croci, 40 Con miglior corso, e con migliore stella

me di coronarsi d'alloro imperatori e poeti ottimamente reca il Daniello la testimonianza di Stazio Cu geminae florent vatumque ducumque certatim laurus, e quella del Petrarca Arbor vittoriosa e trionfale, onor d'imperatori, e di poeti.

30 Colpa e vergogna ec. vale quanto, e ciò per colpa, e disdoro. delle umane voglie, tutte (întendi) al vizio rivolte, ed affatto traviate dal sentiero della virtù.

31 32 33 Che partorir ec. Costruzione. Che la fronda Penea (patronimico in vece di Dafnea, per essere Dafne, la convertita in alloro, stata figlia del fiume Peneo (a) quando asseta, invoglia, alcuno di se, stessa, dovria cotale avvenimento per la sua rarezza partorire, cagionaletizia in su, alla (b) lieta, beata, Delfica deità, intendi d'Apollo, perocchè in Delfo specialmente venerato.

re,

34 Poca favilla ec. Parlare ellittico, e come se detto avesse accadendo però tal volta che a picciola favilla consiegue grande fiamma.

35 36 Forse diretro a me ec. Forse dal mio esempio mossi altri più di me eloquenti pregheranno perchè, acciò, risponda Cirra (città alle radici del Parnaso divota d'Apollo, per lo stesso Apollo): scrivendo cioè dei poemi faranno la stessa, solita a farsi da ogni poeta, invocazione da me fatta.

37 al 42 Surge a' mortali ec. Lucerna del mondo appella il Sole (c); e con lo stesso traslativo stile col quale dicesi il Sole sbucare dall' oriz

(a) Vedi i mitologi. (b) In su al senso d'allo adopera Dante nel Purgatorio xx in quel verso 144. Tornate già in su l'usato pianto; ed altri simili esempi d'altri scrittori ne arrecano a cotal preposizione il Cinonio e il Vocabolario della Crusca. (c) Di cotal metaforica appellazione vedi ( ammonisce il Volpi ) il Salvini a carte 183 della 2 Centuria de' suoi discorsi Accademici .

Esce congiunta, e la mondana cera Più a suo modo tempera e suggella. 43 Fatto avea di là mane, e di

qua sera

Tal foce quasi, e tutto era là bianco

Quello emisperio, e l'altra parte nera,

zonte, appella diverse foci, cioè sboccature diverse, le varie parti d'esso orizzonte, onde il Sole in varj tempi sbucar suole

la terza

quella, che quattro cerchi giugne, congiunge insieme, con tre croci, il punto cioè dell' orizzonte, ove s' intersecano con esso e tra essi tre altri massimi circoli della sfera, il zodiaco, l'equatore, e il coluro equinoziale. Nel principio dell' Ariete, chiosa il Volpi, e della Libra, che sono i due segni equinoziali, quattro cerchi della sfera, intersecandosi tra di loro, vengono a formar tre croci. Il coluro degli equinozi viene a tagliar l'equatore, e forma una croce. Il zodiaco taglia lo stesso equatore, e ne forma un altra. L'orizzonte abbraccia il zodiaco, e forma con miglior corso, con corso che rende il giorno uguale a tutti li terrestri abitatori con migliore stella. Sorgendo il Sole nella medesima detta foce tanto nell' equinozio di primavera, quand'è nel principio d' Ariete, quanto nell'equinozio autunnale, quand'è nel principio di Libra, conviene con migliore stella intendere detto in vece di con migliori stelle, colle stelle cioè d'Ariete, e di Libra, migliori delle altre stelle, perciocchè più vicine all' equatore: insegnando Dante nel Convito, che le stelle sono più piene di virtù quanto più sono presso a questo cerchio (a). * Il POSTILL. CAET. simbolicamente spiega questo passo così: Vult dicere de sole justitiae scilicet de gratia Dei, quae diversimode venit super homines habente tres virtutes teologicas, quae figurantur per illas tres Cruces, quae crux est signum Fidei, et habente quatuor Cardinales, quae figurantur per quatuor circulos, et tunc quis habet est bene dispositus ad recipiendam gratiam Dei. N. E. mondana cera più a suo modo tempera e suggella, e da' buoni influssi delle compagne stelle ajutato il Sole, più a suo modo, più secondo sua natura, la mondana cera, la mondana materia, penetra, e di vaghe forme fa impressa 43 44 45 Fatto avea tal foce ec. in vece di dire fatto aveva per tal foce uscendo il Sole; come, per esempio, diremo fatto allagamento da un canale, in vece di dirlo fatto dall' acqua pel canale passata : spezie di metonimia quasi limita questa particella solamente il di qua sera, e non il di là mane; imperocchè, come nel terzetto seguente accenna, era di là alzato già il Sole, e però mane affatto, e non quasi. E bene cotal limitazione vi sta, perciocchè quantunque sia il piano dell' orizzonte nostro sensibile da quello degli antipodi nostri distante l'intie-'

,

e la

(a) Tratt. 2 cap. 4.

46 Quando Beatrice in sul sinistro fianco Vidi rivolta, e riguardar nel sole: Aquila sì non gli s'affisse unquanco . 49 E si come secondo raggio suole

52

[ocr errors]

Uscir del primo, e risalire insuso,
Pur come peregrin, che tornar vuole;
Così dell' atto suo, per gli occhi infuso
Nell' immagine mia, il mio si fece,

E fissi gli occhi al Sole oltre a nostr' uso.

ro diametro della terra, è nondimeno tanta la distanza del Sole dalla terra, che svanendo, rapporto ad essa, la lunghezza del terrestre diametro, mentre appena tramontato all' occhio nostro il Sole prosiegue ad illuminare l'alto dell'atmosfera nostra, già agli occhi degli antipodi dee il Sole nera per fosca. Il Venturi chiosa ch'era là bianco quello emisperio per l'alba: ma s' era già nato il Sole, e Beatrice riguardava in esso come nel seguente terzetto dicesi, già vi era finita e l'alba, e l'aurora, e quanti mai distinguonsi tempi anteriori al nascer del Sole.

essere scoverto

[ocr errors]

46 47 Sul sinistro fianco vidi rivolta ec. Essendo il monte del Purgatorio antipodo a Gerusalemme (a), città posta al di quå del tropico di Cancro, doveva essere il monte al di là del tropico di Capricorno; e conseguentemente come noi al di qua del tropico di Cancro stando volti a Levante abbiamo il Sol nascente al lato destro, così quella compagnia posta al di là del tropico di Capricorno e volta a Levante, doveva avere il Sole nascente al lato sinistro.

48 Aquila si non ec. Dicuntur (scrive S. Agostino) pulli aquilarum a parentibus sic probari: patris scilicet ungue suspendi, et radiis Solis opponi. Qui firme contemplatus fuerit filius agnoscitur: si acie palpitaverit, tamquam adulterinus ab ungue dimittitur (b)

unquanco,

ed unquanche composti, dice il Cinonio, da unqua, ed anco, o anche, quasi mai ancora (o mai finora); e l'accompagnarono gli scrittori sempre col tempo passato (c).

49 al 54 E si come ec. Vuol dire, che come il raggio diretto cagiona il riflesso, così l'atto da lui veduto che faceva Beatrice di riguardar nel Sole, mosselo a far egli pure lo stesso. Il raggio riflesso elegantemente appella secondo; e per la circostanza che al medesimo unisce di risalire insuso, pur come peregrin, che pervenuto là dove vuol pervenire, tornar vuole verso la patria, fa bastantemente intendere, che pe 21

(a) Cant, iv 55 e segg. (b) Tract. 56 in Joan. (c) Partic. 255 4.

55 Molto è licito là, che qui non lece Alle nostre virtù, mercè del loco

Fatto per proprio dell' umana spece . 58 Io nol soffersi molto, nè sì poco,

Ch'io nol vedessi sfavillar dintorno,

Qual ferro che bollente esce del fuoco.

primo, o sia diretto raggio, intende raggio venuto dal cielo, cioè dal Sole, o da altro celeste luminare. Chiosa il Vellutello parlar Dante di raggio del Sole che scenda giù nell'acqua, o nello specchio. Ma io direi piuttosto nell'acqua o nella terra (che la terra pure i celesti raggi verso il cielo rimanda; nè richiede il paragone che rimandili ordinatamente), e lascierei da parte lo specchio; che tenendosi lo specchio d'ordinario perpendicolarmente appeso, i raggi da alto vegnenti non fa risalire insuso, ma calare in giuso - per gli occhi infuso nell' immagine mia, vale entrato per la via degli occhi alla mia immaginativa ponostr'uso, per nostro potere.

tenza

55 Non lece. adopralo il Petrarca anche fuor di rima

Ne mi lece ascoltar chi non ragiona (a)

56 Nostre virtù per nostre potenzé, nostre forze.

57 Fatto per proprio ec. fatto apposta da Dio per abitazione propria della spezie umana, e però assai più conferente al buon temperamento, e vigore del nostro corpo, e delle nostre potenze. Parla di nuovo del Paradiso terrestre, dove ritrovavasi allora. VENTURI cie, sincope in grazia della rima.

spece per spe

58 59 60 Io nol soffersi molto, nè ec. Il Landino e il Vellutello, i due soli, quanto veggo, che questa espressione prendono a considerare, intendono che non potesse Dante molto a lungo soffrire la vista del Sole, ma che soffrissela nondimeno tanto di poter discernere che sfavillava dintorno Qual ferro che bollente esce del fuoco. A me però e per ciò che 'l Poeta stesso ha detto nel terminar del Purgatorio, d'essere uscito Puro e disposto a salir alle stelle (b), e per quello ancora che in questo medesimo canto avvisa, Molto è licito là, che qui non lece (c), non pare che cotal patimento di vista possa qui ragionevolmente supporsi e m' appiglierei più volentieri a intendere che voglia il Poeta con tale espressione accennarci nel tempo stesso e la grande velocità colla quale veniva esso, senz' accorgersene, trasferito verso il cielo (d), e la grande distanza del Sole dalla terra, onde alzavasi; e che nol soffersi molto (molto, cioè, nol guardai ) accenni 'l veloce innalzarsi che faceva verso il Sole; e il nè sì poco indichi la distanza del Sole dalla terra tanto grande che, per quanto fosse veloce il di lui innalzamento, vi abbi

(a) Sonetto 76. (b) Canto ultimo verso ultimo. (c) Verso 55. (d) Vcdi v. 91 e segg. del presente canto.

« 前へ次へ »