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Tosto ch' al piè della sua tomba fui,
Guardommi un poco, e poi quasi sdegnoso
Mi dimandò: chi fur gli maggior tui?
Io, ch' era d' ubbidir desideroso,

Non gliel celai, ma tutto gliele apersi;
Ond' ei levò le ciglia un poco in soso.
Poi disse fieramente furo avversi

A me, ed a' miei primi, ed a mia parte.
Si che per due fiate gli dispersi.
S' ei fur cacciati, ei tornar d' ogni parte,
Risposi io lui, e l'una e l'altra fiata:
Ma i vostri non appreser ben quell' arte.
Allor surse alla vista scoperchiata

Un'ombra lungo questa infino al mento:
Credo, che s' era inginocchion levata.
D'intorno mi guardò, come talento

Avesse di veder, s' altri era meco:

Ma, poi che 'l suspicar fu tutto spento,
Piangendo disse: se per questo cieca

Carcere vai per altezza d'ingegno
Mio figlio ov'è, e perchè non è teco?
Ed io a lui: da me stesso non vegno:
Colui, ch' attende là, per qui mi mena,
Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno.

Le sue

parole, e 'l modo della pena M'avevan di costui già letto il nome: Però fu la risposta così piena.

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Guido vostro, Guido Cavalcanti figliuolo di Cavalcante; fu poeta lirico, e filosofo, ma ebbe a disdegno Virgilio, cioè non pose gran cura allo studio dell' epica poesia.

Gia letto il nome, già fatto intendere chi egli era. Così piena, così conve

niente.

1

Di subito drizzato gridò: come

Dicesti egli ebbe? non viv' egli ancora?

Non fere gli occhi suoi lo dolce lome?
Quando s' accorse d' alcuna dimora,

Ch'io faceva dinanzi alla risposta,
Supin ricadde, e più non parve fuora.
Ma quell' altro magnanimo, a cui posta
Restato m' era, non mutò aspetto,
Nè mosse collo, nè piegò sua costa.
E se, continuando al primo detto,

Egli han quell' arte, disse, male appresa,

Ciò mi tormenta più, che questo
Ma non cinquanta volte fia raccesa

letto:

La faccia della donna, che quì regge,
Che tu saprai quanto quell' arte pesa.
E se tu mai nel dolce mondo regge,

Dimmi, perchè quel popolo è sì empio
Incontr' a' miei in ciascuna sua legge?
Ond' io a lui: lo strazio, e 'l grande scempio,
Che fece l'Arbia colorata in rosso,

Tale orazion fa far nel nostro tempio.
Poi ch' ebbe sospirando il capo scosso,
A ciò non fu' io sol, disse, nè certo
Senza cagion sarei con gli altri mosso.
Ma fu' io sol colà, dove sofferto

Fu per ciascun di torre via Fiorenza,
Colui, che la difese a viso aperto.

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Deh se riposi mai vostra semenza,
Prega' io lui, solvetemi quel nodo,
Che qui ha inviluppata mia sentenza.
che voi veggiate, se ben odo,

E' par,

Dinanzi quel, che 'l tempo seco adduce,
E nel presente tenete altro modo.
Noi veggiam, come quei, ch' ha mala luce,

Le cose, disse, che ne son lontano;
Cotanto ancor ne splende 'l sommo Duce.
Quando s' appressano, o son, tutto è vano
Nostro 'ntelletto, e s' altri no 'I ci apporta,
apporta,

Nulla sapem di vostro stato umano.
Però comprender puoi, che tutta morta
Fia nostra conoscenza da quel punto,
Che del futuro fia chiusa la porta.
Allor, come di mia colpa compunto,
Diss' io: ora direte a quel caduto

Che 'l suo nato è coi vivi ancor congiunto.

E s'io fu' dianzi alla risposta muto,

Fat' ei saper, ch' il feci, ch' io pensava
Già nell' error, che m' avete soluto.
E già 'l maestro mio mi richiamava :

Perch' io pregai lo spirto più avaccio,
Che mi dicesse, chi con lui si stava.
Dissemi: qui con più di mille giaccio:
Quà entro è lo secondo Federico,
E'l Cardinale, e degli altri mi taccio.

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Indi s' ascose: ed io inver l'antico

Poeta volsi i passi, ripensando

A quel parlar, che mi parea nemico. Egli si mosse: e poi così in andando,

Mi disse: perchè se' tu sì smarrito ?

Ed io li soddisfeci al suo dimando.
La mente tua conservi quel, ch' udito
Hai contra te, mi comandò quel saggio,
Ed ora attendi quì; e drizzò 'l dito.
Quando sarai dinanzi al dolce raggio

Di quella, il cui bell' occhio tutto vede,
Da lei saprai di tua vita il viaggio.
Appresso volse a man sinistra il piede:

Lasciammo il muro, e gimmo inver lo mezzo,
Per un sentier, che ad una valle fiede,
Che 'n fin lassù facea spiacer suo lezzo.

nale Ottaviano degli Ubaldini tanto animoso in parte Ghi bellina che disse: se anima è, io l'ho perduta pe' Ghibelli ni: perciò costui è qui posto cogli eretici.

A quel parlar, vedi sopra il vers. 79. e i seg.

Ed ora attendi qui ec. attendi a quello ch' io ti vo' dire: e drizzò il dito come fanno coloro che vogliono le proprie parole imprimere nell' intelletto dell' uditore.

Di quella, cioè di Beatrice. Saprai ec. saprai i casi della tua vita avvenire.

Fiede, cioè, sbocca, mette саро.

Suo lezza, suo puzzo.

?

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