ページの画像
PDF
ePub

più pareva loro tale prorogazione necessaria, e più l'usarono. La qual cosa fece due inconvenienti. L'uno che meno numero di uomini si esercitarono negl' imperj, e si vènne per questo a ristringere la riputazione in pochi; l'altro che stando un cittadino assai tempo comandatore d'uno esercito, se lo guadagnava, e facevaselo partigiano; perchè quello esercito col tempo dimenticava il Senato, e riconosceva quello Capo. Per questo Silla e Mario poterono trovare soldati che contra al bene pubblico gli segui-. tassino; per questo Cesare potette occupare la patria. Che se mai i Romani non avessino prolungati i magistrati e gl'imperj, se non venivano sì tosto a tanta potenza, e se fussino stati più tardi gli acquisti loro, sarebbero ancora venuti più tardi nella servitù.

CAPITOLO XXV.

Della povertà di Cincinnato, e di molti

cittadini Romani.

Noi abbiamo ragionato altrove, come la più util cosa che si ordini in un viver libero, è che si mantenghino i cittadini po

i

veri. E benchè in Roma non apparisca qua le ordine fusse quello che facesse queste effetto, avendo massime la legge Agraria avuta tanta oppugnazione, nondimeno per isperienza si vide che dopo quattrocento anni che Roma era stata edificata, v'era una grandissima povertà; nè si può credere che altro ordine maggiore facesse questo effetto, che vedere come per la povertà non si era impedita la via a qualunque grado, ed a qualunque onore, e come s'andava a trovar la virtù in qualunque casa l'abitasse. Il qual modo di vivere faceva manco desiderabili le ricchezze. Questo si vede manifesto, perchè essendo Minuzio Consolo assediato con lo esercito suo dagli Equi, si empiè di paura Roma che quello esercito non si perdesse, tantochè ricorsero a creare il Dittarore, ultimo rimedio nelle loro cose afflitte, e crearono L. Quinzio Cincinnato, il quale allora si trovava nella sua piccola villa, la quale lavorava di sua mano. La qual cosa con parole auree è celebrata da Tito Livio, dicendo: Operae pretium est audire, qui omnia prae divitiis humana spernunt, neque honori magno locum, neque virtuti putant esse, nisi effuse affluant opes. Arava Cincinnato la sua pic

cola villa, la quale non trapassava il termine di quattro jugeri, quando da Roma ennnero i Legati del Senato a significargli la elezione della sua Dittatura, ed a mostrargli in qual pericolo si trovava la Romana Repubblica. Egli presa la sua toga, venuto in Roma, è ragunato uno esercito n' andò a liberar Minuzio, ed avendó rotti e spogliati i nimici, e liberato quello, non volle che l'esercito assediato fusse partecipe della preda, dicendogli queste parole: Io non voglio che tu partecipi della preda di coloro, de' quali tù sei stato per essere preda: e privò Minuzio del Consolato, e fecelo Legato, dicendogli: Starai tanto in questo grado, che tu impari a saper essere Consolo. Aveva fatto suo Maestro de' cavalli L. Tarquinio, il quale per la povertà militava a piede. Notasi, com'è detto, l'onore che si faceva in Roma alla povertà, è come ad un uomo buono e valente, quale era Cincinnato, quattro jugeri di terra bastavano a nutrirlo. La qual povertà si ve de come era ancora nei tempi di Marcó Regolo, perchè sendo in Affrica con gli eserciti, domandò licenzia al Senato per poter tornare a custodire la sua villa, la quale gli era guasta da' suoi lavoratori. Do

1

ve si vede due cose notabilissime; l'una la povertà e come vi stavano dentro contenti, e come bastava a quelli cittadini trarre della guerra onore, e l'utile tutto lasciavano al Pubblico. Perchè s'egli avessero pensato d'arricchire della guerra, gli sarebbe dato poca briga, che i suoi campi fussino stati guasti. L'altra è, considerare la generosità dell'animo di quelli cittadini, i quali preposti ad uno esercito, saliva la grandezza dell' animo loro sopra ogni Principe, non stimavano i Re, non le Repubbliche, non gli sbigottiva nè spaventava cosa alcuna, e tornati dipoi privati, diventavano parchi, umili, curatori delle piccole facoltà loro, ubbidienti ai magistrati, riverenti alli loro maggiori, talchè pare impossibile ch'uno medesimo animo patisca tanta mutazione. Durò questa povertà ancora insino ai tempi di Paulo Emilio, che furono quasi gli ultimi felici tempi di quel la Repubblica, dove un cittadino che col trionfo suo arricchì Roma, nondimeno mantenne povero se. E cotanto si stimava ancora la povertà, che Paulo nell' onorare chi s'era portato bene nella guerra, donò a un suo genero una tazza d'ariento, il quale fu il primo ariento che fusse nella

sua casa. E potrebbesi con un lungo parlare mostrare, quanti migliori frutti produca la povertà che la ricchezza, e come l'una ha onorato le città, le provincie, let sette, e l'altra l'ha rovinate, se questa materia non fusse stata molte volte da altri uomini celebrata.

CAPITOLO XXVI.

Come per cagione di femmine si rovina unơ

Stato.

Nacque nella Città d' Ardea tra i Patrizj e Plebei una sedizione per cagione d'un parentado, dove avendosi a maritare una femmina erede, la domandarono parimente un Plebeo ed un Nobile, e non avendo quella padre, i tutori la volevano congiugnere al Plebeo, la madre al Nobile; di che nacque tanto tumulto che si venne all' armi, dove tutta la Nobiltà s'armò in favore del Nobile, e tutta la Plebe in favore del Plebeo: Talche essendo superata la Plebe s' uscì d'Ardea, e mandò ai Volsci per ajuto, i Nobili mandarono a Roma. Furono prima i Volsci, e giunti intorno ad Ardea s'acCamparono. Sopravvennero i Romani, e rin

« 前へ次へ »