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PER LA CANONIZZAZIONE

DELLA B. VERONICA CAPPUCCINA

Santa! esclamò del Vatican la voce
Temuta in terra e riverita in cielo ;
E sparve innanzi a Te l'ultimo velo,
Astro novello in questo mar feroce.

A Te da' pianti di quaggiù veloce Salse la prece umil, salse l'anelo Disire, e quella speme, a cui fu stelo Molle del sangue redentor la croce.

Diva, al tuo sen li accogli; e in Te securi Per la magion di stelle auree costrutta Guidali al Sommo ond'è salute e vita.

E intanto a Lui l'ispide lane, i duri Stenti, e le fami, e le vigilie, e tutta Del viver tuo la maraviglia addita.

PER SACRO ORATORE

E tu d'Iddio la folgorante mano Proverai sul tuo capo, empia Sionne; Le spezzate del Tempio auree colonne Vedrai da piè contaminar profano.

Al suon de l'armi, a l'atre fiamme, al vano Fremer del vulgo, a l'ulular di donne Lacere i crini e le lascive gonne, Sosterrà le atterrite onde il Giordano.

Quando tanta di morte ora a te suoni, Guarda tue membra sanguinose, e mira Se non mai stanco il cicl sempre perdoni!

Così spirato dall' altissim'Ira.

Tuonò il gran Vate. E tu, Signor, pur tuoni, Ma, in sembianza di sdegno, Amor ti spira.

PER NOVELLO PARROCO

Questo, tra' colli e 'l fiume, aere da negri Vapor maligni invïolato e schietto Lievemente scendendo entro il tuo petto Quivi la dolce sanità rintegri.

E questo di correnti acque, d'allegri Poggi, di verdi piani ampio cospetto Ristori di purissimo diletto

Sempre tuoi spirti affaticati ed egri.:

E quella, a cui da tue virtù siam trátti, Affettuosa riverenza, omai

Facciasi al viver tuo soave aita.

Mentre tú con parlar saggio, e con atti Sauti, ben altra apparecchiando andrai A noi salute, ed allegrezza, e vita.

PER SACERDOTE NOVELLO

Al suon d'armonïosi organi, al molto Splendor di sacre faci, agl' inni, al canto Della gente Levitica, tra folto Popol diffuso di devoto pianto;

Dall'ara augusta, ove umilmente involto Starai nell'aureo venerabil manto, Pronta sull'ale e con acceso volto Tua prece salirà de' Santi al Santo.

Egli di grazia a lei raggiando un riso, L'immensa luce e 'l folgorante strale Deposto, che la terra i cieli e l'onde

Scuote, e degli empi discolora il viso, A te verrà Nume benigno, e quale Al chiamar d'innocenti alme risponde.

IL MONTI E IL CESARI

Oltra quel varco che al ritorno è chiuso Non si tosto scontraronsi con gli occhi, Che da verace lume ambo già tocchi Sclamaro: 0 mortal senso egro e confuso!

L'uno, com'uom se pentimento il tocchi, Disse: Del mio garrir teco m' escuso; Gridai che legge all'idïoma è l'uso,

Lasso, e l'uso è de' più, che son gli scioceli.

E l'altro: Or ben vegg'io, che qual raccoglie Viete e squallide voci, s'affatica

A ravvivar disanimate spoglie.

E mentre l'un la destra all'altro stende,
Solo è bello, dicean, quel che l'antica
Elà consente, e la moderna intende.

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