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dipartito da lei: Ciò è, gli replica la donna sua, per effetto delle acque di Lete che dianzi bevesti. Poi finalmente gli promette di usare per l'avvenire un linguaggio che sia più adattato alla intelligenza sua. Fra questi ragionamenti perviene la comitiva, essendo già mezzodi, ad una sorgente; e qui fermatisi, e appagate le interrogazioni del Poeta, vien egli condotto da Matelda per volere, di Beatrice e in compagnia di Stazio all' Eunoe, bevuto del quale, trovasi puro e disposto a salire alle stelle.

IL PARADISO

CANTO I.

Posciachè Dante, purgato e mondo dalle acque santissime dell' Eunoè, fu disposto a salire alle stelle, venne rapito, secondo la sua finzione, in compagnia di Beatrice alla sfera del fuoco, cioè a quella parte altissima dell' aere ove gli antichi, ignari delle vere leggi della gravità, falsamente credevano che il fuoco per sua propria natura si levasse. Da questa regione esso Poeta e la sua guida spinti da quella forza onde credevasi per Tolomeo che fossero volti in giro i pianeti e le stelle, passano di cielo in cielo fino all' Empireo. Nove sono i cieli, secondo l'opinione del predetto geografo, disposti a modo di cerchi concentrici, nel mezzo de' quali è situata la Terra. Il più alto e il più ampio è chiamato il primo mobile, sotto il quale a mano a mano sono gli altri meno ampii e meno veloci, cioè il cielo stellato e que' sette, che prendono il nome dalle divinità degli antichi, cioè Saturno, Giove, Marte, il Sole, Venere, Mercurio e la Luna, ch'è il pianeta più vicino a questo da noi abitato. Per non allontanarsi dalla opinione degli antichi, che supponevano ogni pianeta produttore delle virtù attribuite particolarmente a ciascuna divinità, immagina il Poeta nostro che le schiere delle anime beate, comechè

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elle abbiano la vera sede loro nell' Empireo, gli si presentino ne' diversi pianeti, e ciascuna in quello ch'è generatore delle virtù che a lei furono proprie. Spinti dalla predetta forza dei cieli pervengono Dante e Beatrice dalla sfera del fuoco alla Luna, nella quale gli antichi posero Diana casta, e quivi si rappresentano in forma di lucidi fuochine beate delle vergini che. fecero

voto di

Dalla sfera lunare ascendono a

quella
di Mercurio, che fu tenuto esser nume in-
dustrioso e il padre dell' eloquenza e delle arti:
in questo sono le anime di coloro, che si diede-
ro alla vita attiva, e con esse è Giustiniano impe-
ratore, che liberò l'Italia dai barbari, e parec-
chi re e cittadini benemeriti della patria loro. Sa-

era

liti poscia alla za della più bella di tutte le dee, e anime lucenti di coloro, che inchinevoli ad amare lascivamente, vinsero con virtù ¡ l'appetito. Dalla sfera di Venere vengono al Sole, pianeta dalla luce, nel quale fanno di sè mostra l'anima di S. Tommaso, gran lume di scienza, e quelle di molti altri Dottori che, o per ispirazione o per istudio, conobbero le sacre lettere. Dal Sole pervengono a Marte, pianeta cui diede nome il dio della guerra, e perciò in esso si offrono agli occhi di Dante cose di vittoria. Due lucentissimi raggi formano una croce, in che mirabilmente apparisce la passione di Gesù Cristo, mediante la quale Egli trionfo dell' umana colpa e della morte. A' piè della croce Dante vede Cacciaguida suo tritavo, che militando seguitò l' imperator Currado. In questo stesso cielo si godono beati Giosuè, Giuda Maccabeo, Carlo Magno, Orlando il forte, Gottifredo il pio, uomini prodi che per la Fede gloriosamente pugnarono. Dal piane ta di Marte trapassano a quello di Giove nel sesto

sfera di Venere, che secondo gli

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