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un albero e la freschezza di un ruscello destano nei golosi una fame ed una sete divoratrici, ma non è loro dato di saziarle, non potendosi avvicinare nè all'albero nè al ruscello; gl'incontinenti espiano le loro colpe nel fuoco. Ma, per procedere oltre, il Poeta dee battere una strada tutta occupata dalle fiamme; Virgilio no 'l può persuadere coi più gravi argomenti a cimentare quel varco; finalmente gli dice: tra Beatrice e te altro più non rimane che questo muro. Al nome di Beatrice egli vince la paura e l'orrore, e si mette dentro le fiamme: sono pur questi, sclama il padre Cesari, vivi lumi di sovrana eloquenza ! 4

Giunto al paradiso terrestre, Virgilio fa accorto Dante, che oggimai più non toccherà a lui di guidarlo, e che dee comparir Beatrice. All'apparizione di lei si schiude un teatro magnifico e maraviglioso. Una divina foresta è spessa sol quanto possa temperare lo splendore di que' celesti luoghi all'occhio umano: soavissimi zeffiri con leggero fiato fanno le fronde e i rami tremolare, ma non piegar sì che gli augelletti per le cime, ricevendo con piena allegrezza le prime ore, non accordino l'armonia del canto al dolce mormorio delle foglie. Qui presentiamo la vicinanza del terrestre paradiso: Dante entra nella foresta, e gli toglie l'andar più avanti un fiumicello con acque sì monde che le più limpide della terra verso quelle che nulla nascondono agli occhi, parrebbero avere in sè qualche mescolanza. Non potendo passarvi oltre, il Poeta guarda di là delle sponde per godersi l'aspetto di quella verdura. Ed ecco nuova maraviglia, chè una donna gli apparisce, la quale canta con soavissima armonia, e sceglie fiore da fiore, de quali è dipinta tutta la via dove passa. Tan

1 Cesari, Bellezze di Dante.

ta festa, tanta tranquilità ci fa credere che appaia Beatrice; ma non ne siamo a mezzo ancora per la sublimità e magnificenza; questa non è che una messaggiera di Beatrice, perchè Dante sappia la condizione del luogo, che quel monte è fatto così alto da Dio, perchè il paradiso terrestre non sia turbato da esalazioni di acqua o di terra. Compare finalmente la trionfante Beatrice : mentre il Poeta va seguendo i passi dell'amata donna, che sull'altra sponda cammina, essa l'avvisa che ascolti e guardi. Trascorre un repentino splendore per tutta la foresta, come lampo, ma sempre durevole; per l' aria luminosa corre una soave melodia; cresce la luce, e fuoco sembra, e già la melodia per canto si distingue. La lontananza fa parere al Poeta di veder sette alberi d'oro; ma accostatosi, scopre esser sette candelabri si risplendenti e fiammeggianti che sembrano luna per sereno. Domanda a Virgilio che cosa sieno, ma esso più non parla, chè la morale Filosofia non può intendere cose tanto profonde. Genti vestite di bianco; iridi formate dalle liste che lasciano per aria i candelabri; nobilissimi uomini coronati di giglio, quattro mistici animali, ognuno incoronato di fronda verde, ognuno con sei ali e con le penne occhiute; un carro trionfale tirato da un allegorico grifone, e si magnifico che appetto di esso quel del sole saria povero; tre donne, ossia le tre teologali Virtù, che vengono in giro dalla destra ruota danzando; le quattro morali vestite di porpora dalla sinistra ; un tuono al cui rumoreggiare ogni cosa s'arresta; cento ministri e messaggieri di vita eterna, che si levano, benedicendo e gittando fiori di sopra e d'intorno: ecco il magnifico spettacolo che precede l'apparizione di Beatrice, o della Teologia, che dee fare l'altra parte del viaggio, e condurre il Poeta dal

terrestre paradiso al celeste. Dentro una nuvola di fiori mostra il capo coverto di bianco velo e coronato d' ulivo, ed è vestita di un manto verde, e sotto di un abito di color di fiamma viva. Sente il Poeta la gran potenza dell'antico amore; si volge a Virgilio per dirgli:

"Conosco i segni dell' antica fiamma 1;

ma Virgilio lo aveva lasciato, ond’egli bagna il viso di lagrime, sente i rimproveri di Beatrice, alza il capo da lui prima tenuto basso per confusione, e mira finalmente il volto della sua donna, posciachè costei ha rimosso il velo. Quella Matilde che prima lo aveva immerso nel fiume Lete, che cancella la memoria de' vizi, lo conduce ad un secondo fiume detto Eunoè, che ravviva l' amore della virtù. L'anima del Poeta esce interamente purificata da quelle onde, come albero rabbellito in primavera da nuovi rami e nuove frondi, ed è degna di salire al celeste soggiorno.

Il volo di Dante dalla cima del monte del purgatorio, ossia dal paradiso terrestre al celeste, è si rapido,

» Che no 'l seguiteria lingua nè penna 2.

Dieci sono i cieli od i cerchi del paradiso dantesco; e la terra è immobile, e centro dell' universo: egli percorre in prima i sette pianeti, la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno; entra nell'ottava sfera, ove sono le stelle fisse, e finalmente nell' empiro. Il pianeta lunare riceve Dante entro di sè, come l'acqua riceve il raggio della luce; in esso si contengono le anime di coloro, che avendo fatto voto di ver

1 Purg., C. XXX. 2 Parad., C. VI.

ginità e di religione, costretti furono a rinunciarvi. Abitano il pianeta successivo di Mercurio quei buoni spiriti che sono stati attivi per desiderio d'acquistarsi nel mondo onore e fama, e non per piacere principalmente a Dio. Quivi egli vede la donna sua si giuliva,

«Che più lucente se ne fa 'l pianeta 1. »

Dante nel salire di cielo in cielo fa crescere il riso degli occhi e della bocca di Beatrice per dimostrare la luce via via maggiore, e insieme la forza che acquista l'intelletto nostro inoltrandosi più e più nella scienza simboleggiata in Beatrice, come lo stesso Poeta afferma nel Convito con quelle parole: Beatrice figura la divina scienza, risplendente di tutta la luce del suo suggello, il quale è Dio 2. Nel pianeta di Mercurio prevede Giustiniano le colpe tanto dei Guelfi quanto dei Ghibellini; gli uni oppongono all' aquila romana l'insegna de' Gigli; ma Carlo di Valois co' suoi Guelfi non riuscirà ad abbatterla; tema egli piuttosto degli artigli di essa,

"Ch'a più alto leon trasse lo vello 3. »

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Gli stessi Ghibellini vogliono appropriarsi l'aquila e farla servire ai loro disegni; ma non è più degno di seguirla chi mira a separarla dalla giustizia. - Passato il Poeta nella stella di Venere, vi trova l'anima di coloro che furono dominati dalla passione d'amore, che infine fu rivolta a Dio; ed il nome di un tai pianeta, si profano nel mondo, quivi abbella le anime con sua gloria.

1 Parad., C. V.

2 Vedi il Commento del Biagioli al Cauto V del Paradiso.

3 Parad., C. VI.

SCRITTI VARII, ecc.

3

Con un salire, di cui non s'accorge, entra il Poeta nel Sole da lui sublimemente chiamato

"Lo ministro maggior della natura,

" Che del valor del cielo il mondo imprenta,
» E col suo lume il tempo ne misura 1. "

In esso stanno i Santi ed i Dottori, come quelli che furono i principali lumi della Chiesa, e cantano inni, e danzano circolarmente con una velocità che eccede ogni umana espressione. Nel cerchio di Marte son beate le anime di quelli che avevano militato per la vera fede. Fra i lumi che compongono i due lucidissimi raggi formanti una croce, e che sono le anime de' Beati, uno si fa vicino a Dante, ed è lo spirito di Cacciaguida degli Elisei e suo tritavo, che gli conferma ciò che udito aveva nell' inferno intorno al suo esiglio. Dal mutamento del colore di Beatrice s'accorge il Poeta d'essere salito dal pianeta di Marte a quello di Giove, ove sono guiderdonati coloro che con perfetta giustizia governarono popoli e regni. Le loro anime sembrano d'oro, mentre il fondo del pianeta è d'argento; ciascuna è immersa nella propria luce; e cantano volitando, e parlano per figura di lettere, che compongono coll' unirsi in parecchie linee, che infiammate ivi brillano come aurei caratteri. Fra i principi che quivi stanno si scorge Goffredo di Buglione, ed il Ginguenè afferma ch'egli sembra attender qui nella folla che altro grande poeta venga a trarnelo per coprirlo d' immortale splendore. Nel settimo cielo, ossia in quel di Saturno, risiedono i contemplativi o gli studiosi di solitaria vita. Nel centro di esso si scorge una scala altissima d'oro, su cui gli spiriti salgono e scendono con gran rapidità. In meno che un

1 Parad., C. X.

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