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III.

FRANCESCO AMBROSOLI

QUADRO STORICO

DEI SECOLI XIII E XIV

ESPOSIZIONE ANALITICA

DELLA DIVINA COMMEDIA.

DEI SECOLI XIII E XIV.

SECOLO XIII.

Sul finire del secolo XII le città lombarde, fattesi indipendenti nella pace di Costanza, combattevano le une contro le altre.

Nella Toscana l'imperatore Enrico VI contendeva ai papi il possesso dei feudi che la contessa Matilde aveva lasciati alla Chiesa.

In Roma la fazione popolare non permetteva che i Pontefici pigliassero il vero governo della città, comunque vi avessero una grande preponderanza.

Nel regno di Napoli e di Sicilia l'eredità dei Normanni era passata alla Casa di Svevia pel matrimonio di Enrico VI colla principessa Costanza, da cui nacque Federico II. Costanza, morendo dopo il marito nell'anno 1198, commise al pontefice Innocenzo III la tutela del regno e del figliuolo.

All' imperio, dopo la morte di Enrico, era stato eletto da alcuni Ottone duca di Brunswick, da altri Filippo duca di Svevia; ma nel 1210 Filippo mori assassinato, e la corona imperiale rimase ad Ottone, quarto di questo nome.

Fino dai tempi di Enrico IV e di Gregorio VII il sacerdozio e l'impero non erano stati mai senza guerra fra loro; quindi fra Ottone e Innocenzo non tardò la discordia, nella quale il Papa oppose all' Imperatore il giovine Federigo, che fu poi coronato nel 1220 da Onorio III.

Federigo II aveva fatte a Innocenzo e poi ad Onorio molte promesse, quasi condizioni sotto le quali essi lo avevano elevato all' imperio. Non unirebbe la Sicilia e Napoli all' imperio; lascerebbe al Pontefice il libero possedimento di tutta l'eredità della contessa Matilde, e finalmente andrebbe alla guerra di Terra Santa.

Ma Federigo non attenne le sue promesse, e non che andasse al di là del mare, non uscì per molti anni d'Italia, dove forse meditava di trasferire, come nell' antico suo nido, la sede della dignità imperiale. Quindi il pontefice Gregorio IX lo scomunicò e lo costrinse così ad intraprendere la spedizione di Terra Santa.

Nella sua assenza si ordi contro di lui una lega assai formidabile. Allora egli affrettò il suo ritorno; vinse in Germania il proprio figlio Enrico ribellatosi ad istigazione de'suoi nemici, poi discese in Italia, dove il Pontefice e le città s'erano collegate a' suoi danni.

Innocenzo IV in un concilio tenuto a Lione nel 1245 lo dichiarò decaduto dall' imperio, e la lotta durò fino all'anno 1251, in cui Federigo mori.

L'erede di Federigo era Corrado, già eletto re dei Romani, e per lui governava lo stato di Sicilia e di Napoli Manfredi suo fratello. Costui, che al dire di alcuni aveva già soffocato il padre per desiderio di regno, non tardò guari a mostrare che, non come semplice governatore, ma come re, voleva amministrare l'eredità di Corrado, e quando questi venne in Italia, lo avvelenò. Forse tali delitti comunemente apposti a Manfredi non sono veri; ma li fece credibili l'essere morti Federigo e Corrado in pochissimo tempo e molto a proposito pei manifesti disegni di lui. Il certo si poi che Manfredi ricusò di riconoscere il nipo

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